Un nuovo modo di vivere il cibo

Nell’ultimo decennio l’attenzione verso il cibo, spinta anche da una certa sovraesposizione mediatica, è diventata quasi maniacale: le nuove tecnologie possono contribuire ad aumentare ulteriormente il livello di coinvolgimento del consumatore medio, ed è proprio in questa direzione che l’industria del food si sta muovendo. Visori ed applicazioni di realtà aumentata e virtuale consentono già oggi di arricchire i canali sensoriali per fornire un’esperienza utente degna di essere ricordata.

Il menù del futuro: ordinare con la realtà aumentata

Immaginiamo di sederci al tavolo di un ristorante in cui desideriamo andare da tempo. Al posto del classico, logoro menù il cameriere ci porge un visore per la realtà aumentata (simile al Vision Pro recentemente presentato da Apple) e veniamo invitati ad effettuare l’ordinazione. Indossiamo il visore e ci troviamo sempre nello stesso ristorante, ma il tavolo a cui sediamo è già imbandito: con un rapido movimento delle mani possiamo avvicinare a noi ogni singolo piatto proposto e farlo presentare direttamente allo chef, che ci illustrerà, se richiesto, come è stato preparato. Tralasciando l’effetto spoiler, il tutto porterà ad una scelta più consapevole e alla possibilità di gustare in anticipo quanto verrà poi servito in tavola.

Un aiuto per le intolleranze alimentari

Pensiamo poi a chi soffre di disturbi alimentari (le ultime stime parlano di circa 55 milioni persone in tutto il mondo): grazie ad applicazioni in realtà aumentata, sarebbe possibile visualizzare in tempo reale da cosa è composto il cibo che stiamo mangiando, statistiche nutrizionali e dati sull’apporto calorico e proteico, oltre ad eventuali segnalazioni sulla presenza di allergeni. Un progetto interessante dal punto di vista terapeutico per chi soffre di questo tipo di disturbi è quello portato avanti da Project Nourished.

Project Nourished: il cibo virtuale a impatto calorico zero

Questa start-up americana ha realizzato un progetto di VR che ci permetterebbe di liberarci dai vincoli del cibo come storicamente concepito, replicando l’esperienza del nutrimento in una dimensione virtuale. Il kit realizzato è composto da un diffusore di aromi, da un visore, da un trasduttore a conduzione ossea che propaga i suoni della masticazione ai timpani attraverso tessuti molli e ossa, e dal cibo, una gelatina di alghe insapore stampata in 3D. Il concetto di fondo è quello di proporre una simulazione verosimile dell’alimentazione ad impatto calorico nullo.

La VR come terapia per i disturbi alimentari

Un altro buon esempio di applicazioni di VR per la cura dei disturbi della nutrizione è quello messo in pratica dall’istituto Villa Santa Chiara di Quinto di Valpantena (VR), che prevede attività rieducative in tre fasi e consente di lavorare in modo efficace sulla psicologia del paziente.

Tramite l’utilizzo di un caschetto per la realtà virtuale, lo stesso viene immerso in una trasposizione della realtà, che gli permette di simulare situazioni ansiogene correlate al cibo e superarle tramite l’utilizzo di un avatar.

AR e VR al servizio della produzione alimentare

Da non trascurare, inoltre, sono i potenziali impatti dell’AR e della VR sul comparto produttivo del settore del cibo. Un esempio pratico è quanto ha messo recentemente in atto Nestlè in collaborazione con VRdirect: ha realizzato dei corsi in VR presso lo stabilimento di Girona, per insegnare ai propri dipendenti, neoassunti e non, le regole sulla sicurezza sul luogo di lavoro e le istruzioni su come muoversi all’interno dello stabilimento. La formazione ha aiutato i dipendenti a prendere coscienza delle aree potenzialmente pericolose dove potrebbero avvenire incidenti, come quelli legati all’utilizzo di carrelli elevatori.

Il dipendente ha, quindi, la possibilità di esplorare virtualmente in anticipo l’area in cui opererà, prima di entrarvi fisicamente. Non solo training, ma anche produzione vera e propria: sempre Nestlè ha cominciato a utilizzare la realtà virtuale per lo sviluppo dei suoi nuovi prodotti, sperimentando strumenti e nuove tecnologie, che consentono di creare e testare rapidamente prototipi di prodotti nel metaverso e nel Web.

Ciò non significa abbandonare per sempre lo sviluppo di prototipi fisici, ma permette di verificare direttamente con i consumatori le percezioni sui nuovi prodotti, mentre interagiscono con essi nel metaverso, con un conseguente risparmio di tempo, fatica e materiali.

Marketing immersivo: i brand sperimentano la VR

Inevitabilmente sono state realizzate anche le prime campagne di marketing basate totalmente sulla Virtual Reality.

È il caso di Oreo, che ha creato un gioco in realtà virtuale, un vero e proprio tour nel suo Wonder Vault, al fine di catturare l’attenzione dei propri clienti e di presentare loro i nuovi prodotti in uscita. Altri esempi analoghi sono quello di Heineken, che permette di visitare virtualmente il proprio birrificio nei Paesi Bassi e quello di Coca Cola, che ha utilizzato la VR per creare dei distributori automatici virtuali, tramite i quali i consumatori possono acquistare e provare prodotti in un ambiente simulato.

Il futuro del cibo è digitale?

Queste nuove tecnologie in alcuni casi possono rivelarsi ancora un po’ acerbe, ma sarà il mercato a spingerne la diffusione e la propagazione. Recenti analisi hanno dimostrato che la Generazione Z, che frequenta il metaverso sin dalla sua nascita, è quella maggiormente interessata all’acquisto di prodotti in ambienti totalmente virtuali. La strada, pertanto, è totalmente tracciata e sarà il tempo che ci dirà se il bilancio del suo utilizzo sarà positivo o meno.

Alessandro Sapelli

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